THE BIG ONE

relazione via con gradi

Fuoco dentro, ghiaccio fuori.. a Luca.

E’ tutta la stagione che ad est il ghiaccio non è praticamente mai esistito, ho fatto una sola cascata in tutta la stagione, facendo 850 chilometri in giornata.  Ormai non ci pensavo quasi più anche perché a causa di un polso dolorante non scalo praticamente da 4 mesi.

Martedì assieme all’amico e collega Guido Candolini risaliamo con gli sci la val Spragna, il farwest dell’est, nel cuore delle alpi Giulie. Stiamo andando a fare un rilievo nivologico per l’ufficio regionale, il quale poi redigerà il bollettino per tutti i cari scialpinisti e freeriders. L’attenzione però cade su una linea evidentissima, cattura entrambi e lungo tutta la salita non riusciamo a staccargli  gli occhi di dosso. Neve, misto, neve, misto ancora, roccia e per finire, ghiaccio, tutto al posto giusto, in una sequenza perfetta, nella grande parete Nord Est del Montasio

Non ho dubbi, devo salirla il più presto possibile per due ragioni, la prima è che ormai inizia a scaldare troppo, e la seconda è che mi sta crescendo una motivazione totale.

Sono pervaso da un fuoco alimentato dall’alto, il mio maestro so che mi guarda dall’ azzurro del cielo, sono sicuro sia orgoglioso di me. Luca Vuerich mi ha insegnato questo stile di ascensione ed ora è il momento di metterlo in pratica nel migliore dei modi.

Carlo e Alex sono della partita, due giorni dopo, alle 5 di mattina, siamo già con gli sci ai piedi, schiacciati dagli zaini, ritorneremo alla macchina più di 15 ore dopo, sfiniti.

Dopo due ore e mezza di avvicinamento nell’ambiente magico e solitario dell’Alta Spragna, alla base della prima sezione della parete, ci cambiamo e prepariamo il materiale per l’ascensione. Dopo uno scivolo di neve e qualche passettino di misto, faccio sosta come posso, pronto per partire per il primo vero tiro. Un bel passo di M6 a parecchi metri da un nut mi fa pensare un pochino, ma sono totalmente focalizzato, passo via veloce. Il tiro dopo uguale. Carlo passa in testa e usciamo facile sulla cengia mediana, la scalata è stata divertente, il morale è alto, ma lassù si vede un mostro, un mostro di ghiaccio.

Arriviamo sulla verticale della cascata e ci riposiamo un pochino, acqua e nutella riportano energie. Alex parte per un tiro prevalentemente di neve e con un passo di misto siamo alla base della parte verticale.

Il ghiaccio che troviamo appoggiato alla parete è troppo poco per poterlo salire, il caldo lo stacca dalla roccia troppo facilmente. Proviamo a forzare la linea salendo a destra su un diedro di roccia marcia. Alex arriva alla fine di questo ma mentre affronta un delicatissimo traverso perde una picca. Provo io e con qualche acrobazia che ricorderò a lungo passo il traverso e raggiungo il ghiaccio “buono”.

I due tiri successivi mi spappolano le braccia e segnano la mente. Vedo il nevaio sommitale, è finita, dobbiamo assolutamente tornare da Alex, le pareti a sud continuano a tuonare per le grandi scariche, il clima è tenebroso.

La discesa su doppie precarie ci fa tenere ancora il cervello acceso, siamo in alpi Giulie, io e Alex sappiamo bene come funzione da queste parti, Carlo per sua sfortuna lo deve imparare sul campo. La roccia è quello che è, ci si deve accontentare di chiodi diciamo… freestyle.

Sono le 18.30 comincia a fare buio di nuovo e la luna fa capolino regalandoci colori argentei che riempiono l’animo. Un ringraziamento della montagna che ci saluta, offrendoci una sciata su un raggio lunare che proviene dalla forcella della Lavinal dell’Orso. Sento la montagna, sento l’energia che sprigiona, sento la sua forza ineguagliabile, sembra che oggi abbia apprezzato farsi accarezzare da piccoli uomini.

Questa salita è dedicata al “ big one”, a Luca Vuerich, un drago in parete, una persona speciale. Il mio Maestro, colui che mi prese sotto la sua ala e mi mostrò il mondo dell’alpinismo nella sua veste più severa. E’ stato per me fonte di grande ispirazione, anche come persona, non solo come alpinista. Cieli blu Luca, sei stato sempre con noi durante questa salita, un abbraccio.

Marco ” rasta” Milanese

RELAZIONE:

 Accesso stradale

Dallo svincolo Valbruna-Tarvisio dell’autostrada A23 raggiungere l’abitato di Valbruna e proseguire risalendo tutta la Val Saisera fino ai parcheggi nei pressi della Malga Saisera e delle piste di fondo.

Avvicinamento
Percorrere le piste di fondo fino alla testata della valle, sotto le grandi pareti del Montasio, dove le piste da fondo riportano verso valle. Ricalcando il percorso del sentiero estivo n. 616, i cui segnavia sono visibili sugli alberi, ci si addentra nella Bassa Spragna lungo il fianco orografico sinistro della valle, prima in un bosco di faggi e poi nella boscaglia. Continuare lungo la valle prendendo un canale alla destra orograzica del Biv. Mazzeni. Arrivati nel grande anfiteatro dirigersi a nord verso l’evidente parete del Buinz. 2.30 h

VIA

L1+L2: Neve e piccoli passaggi di misto

L3: M6, attacco alla sinistra del canale incastonato nella parete, ma dopo 15 metri immettersi nel suddetto canale. Abbiamo seguito questa linea perché l’entrata del canale presentava un muro di neve

L3: M6, seguire l’evidente canalino tenendo la destra fino ad uscire su neve

L4: Neve e piccoli passaggi di misto

L5: Neve

L6: M4, prevalentemente neve con un passaggio di misto

L7: M7 seguire un dietro fessura alla destra della colata di ghiaccio ( che si presentava troppo precaria), alla fine del diedro traversare a sinistra (1 chiodo) per ritornare sul ghiaccio più consistente

L8: WI5+ Ghiaccio precario all’interno di un diedro

L9: WI5+ Colonna di ghiaccio a tratti verticale

L10: Neve fino in cima

Discesa:

calate lunga la via su abalakov e chiodi.

Materiale lasciato:

7 chiodi, un nut

 

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