highline Ago di Villacco

highline ago

Respiro, chiudo gli occhi, svuoto tutto… non esiste più niente: sicurezze,
ancoraggi, filmati, amici… solo la mia mente e una linea. Una linea che
arriva fino all’Ago di Villacco. Adoro camminare su questa banalissima
fettuccia, lo adoro perchè nella bolla in cui sei immerso mentre cammini c’è
solo la potenza della tua mente. La forza, che normalmente usi quando
arrampichi, può sopperire alla mancanza di lucidità mentale che ti serve per
chiudere un tiro, qua invece non ci sono vie di fuga: se cedi cadi.

Tutto è nato all’ultimo momento come al solito, e ingaggiati degli
straordinari compagni (Livio, Cristiano il gestore del rifugio, e Nasha),
risaliamo con molti chili il canale che porta all’anticima dell’ Ago. Il
settaggio richiede un po’ di tempo ma ne è valsa la pena.

Colpisco la slack con le mani e sento il suono, lei mi invita a salirci….
tutto è pronto. Livio fino a quel momento è tranquillo, ma quando vede che il
tutto sta diventando realtà inizia giustamente a preoccuparsi. Salgo sopra la
slack e mi siedo, è dal Verdon che non metto piede su una highline… una bomba
per il cuore e per la mente, bisogna tenere duro. So cosa devo fare, devo
cadere. Per vincere questa sensazione che mi pervade e che mi impedisce di
restare calmo. C’è vuoto, tanto vuoto. Mi alzo  e cado, faccio un bel volo
perchè la corda che mi collega alla slack è troppo lunga. Bene, il mio cervello
si è fritto definitivamente, posso partire…

Risalgo, mi fermo un attimo e torno ” a riva” per darmi qualche schiaffo in
faccia. Ora non posso sbagliare, decido di iniziare dalla cima dell’Ago, perchè
da questa parte le rocce sono troppo vicine e mi inquietano. Mi alzo in piedi e
tiro due sgommate serie che mi fanno temere il peggio, poi tutto ad un tratto
la linea si ferma e la mia mente si allinea con essa, lei non cede di niente,
io la seguo costantemente. Come un amore perfetto, il mio pensiero è stabile, e
con me anche l’altra parte non vacilla, assieme procediamo.

Ormai ci sono quasi, ancora pochi passi, i più pericolosi perchè vicini alle
rocce, ma ormai il flow c’è e non molla. Ci sono, tocco terra e urlo come non
mai, che botta. Ringrazio i miei amici, ringrazio, guardandole, le alpi Giulie
che mi hanno concesso queste pazzesche emozioni.

Adesso si gioca con il vuoto e quindi monto un’amaca dove possano stare
appolaiati Cristiano e Livio, Nasha invece rimanda alla prossima volta. Lei può essere
già molto contenta, prima ascensione alpina, giretto appesa alle slack
e prima doppia. I ragazzi invece dopo qualche maccheronico settaggio riescono a
sedersi nell’amaca ma non riescono molto a rilassarsi…

Passa il tempo tra grasse risate e paure fottute del vuoto, Livio nonostante
riesca a cliffare muri di molti metri di altezza con gli sci, non riesce a
fidarsi di questa maledetta fettuccia. Lo spirito che ha dentro comunque è
quello giusto, vuole assolutamente riprovarci.

Io faccio un altro giro partendo dall’anticima, voglio camminare in direzione
del nulla. Dopo il primo tentativo fallito riprovo e tocco finalmente la cima.
E’ il momento di sbaraccare tutto e tornare a casa felici. Ringrazio di cuore
gli amici e il rifugio Corsi. Succedono cose come queste quando si mette il
cuore nelle cose che si fa.

Per chi è interessato, sabato 14 settembre, rifaremo l’evento. Siete tutti invitati al rifugio Corsi da dove si gode di un ottima visibilità, non dimenticate il cannocchiale.

Marco